
Pagine di vecchie riviste ammuffite e libri fuori edizione ormai smembrati si affastellano lungo i canali di gronda e poi, casualmente, fluiscono pigri dentro le gargolle che sussurrano quello che espellono. Di solito lo fanno di domenica, il giorno delle pulizie. «La Domenica della Gargolla» è una rubrica dedicata a fatti strani.
Specie di mostri, o per meglio dire, Larve diaboliche sono gli uomini, e donne, chiamati Marini, che si sono in vari tempi veduti ne’ mari di Sicilia. Ortensio Lando, nel Commentario de le più notabili & mostruose cose d’Italia (1550), attesta che, viaggiando verso la Sicilia, apparve alla poppa della nave un Uomo Marino, in tal sembiante che non vi fu alcuno ancorché coraggioso che non si spaventasse: ma poco da poi disparve. Segue poi a narrare che il seguente giorno apparve non molto lontano dalla nave un gran numero di tritoni, elefanti marini, vitelli marini, orche e nereidi, le quali erano con umana effigie, ma di corpo peloso. Sono comunemente i tritoni, le nereidi e le ninfe marine dei demoni in tali apparenze intenti a ingannare e deludere gli uomini.
Vincenzo Bellovacense (1190-1264) raconta che ne’ tempi del Re Ruggero (1095-1154) un giovane valoroso e peritissimo nuotatore a luce di luna si portò al mare per nuotare e in tal esercizio pigliò per i capelli una donna, stimando che fosse uno dei suoi compagni. Accortosi di essere donna, le fece più domande, ma non ne ricevette risposta. Portalla a casa e poiché gli piacque per essere dotata di estrema bellezza, follemente sposolla e n’ebbe un figlio, ma non potè mai udire una sua parola, onde stimavela mutola. Ripreso dopo alcuno tempo da un suo compagno, perché avesse pigliato in moglie non una donna, ma una fantasima; sdegnato insieme, ed atterrito, impugnò un giorno la spada e la forzò a dire chi ella fosse. «Misero di te, sforzandomi a favellare perdi una buona moglie. D’ora in avanti non avrai più la forte di più vedermi». Ciò detto sparse. Crebbe poi il fanciullo e cominciò a frequentare il mare quando un giorno alla presenza di molti quella fantastica donna apparve e rapì quel fanciullo, portandolo seco sotto l’acqua.
Tratto da A. Mongitore, Della Sicilia ricercata, volume secondo, (1742-43).