
Le gargolle sono creature assai curiose e amano il confronto. All’interno della rubrica «Mi manda Gargolla» esse si fanno carico di rispondere a domande, dubbi esistenziali, richieste stravaganti, consigli e tutto ciò che una creatura di questo e di altri mondi si sentirà di chiedere. Cosa aspettarsi? Ovviamente delle risposte col cuore in mano, nel senso letterale del termine.
Care gargolle, mi chiamo Alessandra e seguo sempre con grande interesse la vostra rubrica! Grazie alla vostra risposta della scorsa settimana, ho scoperto i Krampus e ne sono rimasta letteralmente affascinata. Dato che ormai le feste sono alle porte, potreste parlare di altre leggende o personaggi folkloristici legati al Natale che non rientrino nella solita tiritera patinata a cui siamo abituati? Vorrei avere qualche nuova storia da tirare fuori davanti al camino per terrorizzare i miei fratelli più piccoli, così magari non faranno troppi danni!
Cara Alessandra, siamo liete che le nostre risposte abbiano attirato la tua curiosità e siamo pronte a presentarti alcune creature che sicuramente saranno all’altezza delle tue aspettative. Tra le nostre vecchie conoscenze non mancano infatti personaggi dalla oscura reputazione, quando ci si ritrova a parlare di festività natalizie!
Nelle gelide terre d’Islanda, a partire dal XIII secolo, è nota la presenza di un’affamata troll chiamata Gryla che, in compagnia del marito Leppalúði (i precedenti coniugi puntualmente erano finiti col diventare lauto pasto della consorte), del gatto nero dalle proporzioni ciclopiche Jólakötturinn e di ben tredici figli giganti soprannominati Jólasveinar (Ragazzini del Natale), si premura di rapire e mangiare i bambini che mal si sono comportati durante l’anno. Ciò che li spinge ad agire è una fame atavica, implacabile, che si concretizza in una caccia sistematica fino all’ultimo bambino dalle condotte non proprio cristalline.
A partire dal 12 Dicembre e fino al 25, ogni giorno uno dei loro malefici figli si risveglia e sparge terrore nella popolazione. Ad alcuni di essi siamo molto affezionate: Stúfur si prodiga nel rubare le pentole più incrostate per leccare gli strati d’unto rimasti; Giljagau si aggira per le stalle pronto a disturbare le mucche e rubare il latte; Kertasníkir va ghiotto del grasso usato per fare le candele; infine, Bjúgnakrækir si intrufola nelle case per rubare tutti i salumi appesi a stagionare.
Se leggendo questa storia starai sorridendo divertita, sappi che il governo islandese nel 1746 non lo era affatto e, pur di contrastare la diffusione delle gesta di queste creature, ne mise al bando i racconti con un’apposita legge!
Personaggio sicuramente non da meno è Bertha la Splendente, o Signora delle Bestie, dea dalle origini antichissime nota nelle regioni alpine austriache. Rappresentata a volte come una bellissima donna di bianco vestita e altre come orrenda e deforme – ma sempre con un piede molto più grande dell’altro e simile ad una zampa di cigno – nei giorni che vanno da Natale all’Epifania la sua missione è perseguitare chi è stato pigro e ozioso durante l’anno.
Bertha, spesso accompagnata da un seguito demoniaco dalla fustigazione facile che ci ricorda i Krampus, non si fa scrupoli a squarciare il ventre delle sue vittime, rimuovere gli organi per sostituirli con pietre e paglia o foraggio se i malcapitati osavano mangiare pietanze diverse dai piatti tipici (pesce e porridge) durante le feste. Non lesinava tuttavia un premio per chi si era dimostrato operoso, soprattutto nelle faccende domestiche, ovvero una moneta d’argento in segno di approvazione. Il culto di Bertha, assai diffuso tra la popolazione che cercava di ingraziarsela tramite offerte di cibo, crebbe al punto da essere condannato, a metà XV secolo, da varie figure ecclesiastiche dell’epoca.
Potremmo elencare lungamente altre figure degnissime di nota in questo almanacco di oscure presenze, ma non vogliamo limitare il terrore che siamo sicure non vedi l’ora di dare in pasto ai tuoi fratelli; siamo comunque gargolle coscenziose (più o meno)! Speriamo di aver contribuito a farti conoscere un’altra tessera di questo poco conosciuto mosaico folkloristico e ti salutiamo con le parole assai calzanti di un noto archeologo: «La leggenda è il rumore che sta sotto alla storia. A volte è un canto. A volte un grido. A volte un suono stridente».