
Le gargolle sono creature assai curiose e amano il confronto. All’interno della rubrica «Mi manda Gargolla» esse si fanno carico di rispondere a domande, dubbi esistenziali, richieste stravaganti, consigli e tutto ciò che una creatura di questo e di altri mondi si sentirà di chiedere. Cosa aspettarsi? Ovviamente delle risposte col cuore in mano, nel senso letterale del termine.
Care gargolle, la lettera della scorsa settimana ha fatto riaffiorare tra i miei ricordi una storia risalente alla mia primissima giovinezza. Sono nato in un paesino in provincia di Lucca e mia madre, per rimproverarmi o mettermi in guardia quando ne combinavo una delle mie, era solita dirmi che se non mi fossi comportato bene mi avrebbe preso il linchetto! Immagino dunque che si tratti di uno stretto parente del buffardello di cui avete già narrato le gesta. Per inciso, che io sappia, alla fine non mi ha mai preso!
Siamo liete di aver contribuito, nel nostro piccolo, a riportare a galla un frammento del variegatissimo patrimonio folkloristico italiano e, nello specifico, toscano. Come dimostrano anche i modi di dire – e ti ringraziamo vivamente per averne condiviso uno – creature come queste risultano visceralmente inserite nel sentire comune popolare fino a diventarne riferimento culturale e antropologico nella vita di tutti i giorni.
Le origini del linchetto fanno capo all’antico culto del dio Fauno e, più specificatamente, alla sua forma di incubus, ovvero spirito dedito al tormento dei dormienti. Sebbene questa creatura, nell’opinione popolare, sia stata spesso accomunata a quella del buffardello – anche sovrapponendosi ad essa – la sua indole e le sue azioni sarebbero di stampo più malvagio e vendicativo. La sua forma fisica, nonostante abbia fama di essere invisibile, sarebbe quella di uno strano incrocio chimerico tra topo, uccello e uomo; o di una bestia oscura ammantata da una coltre di fuoco, secondo alcune testimonianze.
Tenendo fede alla propria natura di incubus, il linchetto si prodiga nel tormentare il riposo notturno di umani e animali, prediligendo vacche e cavalli allo stesso modo del buffardello. Con le vacche, nello specifico, non è raro che ne abbia alcune predilette a cui dona cibo, chiaramente sottratto a quelle che gli risultano antipatiche per chissà quali oscuri motivi. Ama scombussolare il sonno soprattutto durante la notte di nozze, concentrandosi nel tormentare lo sposo con schiaffi, sculacciate e vari insulti canzonatori. Alcune fonti descrivono il linchetto come amico dei bambini e assai insofferente verso le donne anziane, suoi bersagli prediletti al punto di essergli valso l’appellativo di carcavecchia.
Come nel caso del buffardello, l’uso di una candela benedetta o l’apposizione di un ramo di ginepro fuori dalla porta della camera da letto possono essere dei rimedi abbastanza efficaci. Una tazza di riso, posta sul comodino, può essere un’ulteriore arma nel caso in cui la creatura, ormai introdottasi nella camera, non resista alla voglia di rovesciarla per poi ritrovarsi costretta a contare tutti i chicchi caduti. Gli sposi, se preoccupati per una possibile incursione del linchetto, possono tentare una strategia assai particolare: la creatura in questione risulterebbe essere molto vulnerabile ai peli pubici femminili, meglio se ricci, e il tentativo di lisciarli la priverebbe di tutte le forze.
Per capirci, tali spiritelli sono assai difficili da affrontare e uscirne vittoriosi è impresa assai ardua ma ci sembra giusto, all’interno di questa nostra disamina, fornire alcuni spunti di difesa a lettori e lettrici. Speriamo di continuare ancora a lungo a scavare e riportare alla luce sempre più tasselli del grandissimo mosaico di miti e leggende che ci circonda, tenendo sempre a mente, come diceva un noto filosofo e scrittore tedesco, che «anche se non si volesse credere alla verità che nascondono, è impossibile non credere alla loro incomparabile potenza simbolica. Nonostante la loro consunzione moderna, i miti restano, al pari della metafisica, un ponte gettato verso la trascendenza».