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Mi manda Gargolla #14

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Le gargolle sono creature assai curiose e amano il confronto. All’interno della rubrica «Mi manda Gargolla» esse si fanno carico di rispondere a domande, dubbi esistenziali, richieste stravaganti, consigli e tutto ciò che una creatura di questo e di altri mondi si sentirà di chiedere. Cosa aspettarsi? Ovviamente delle risposte col cuore in mano, nel senso letterale del termine.

Care gargolle, mi chiamo Ludovica e nel tempo libero adoro girare per mercatini e negozi vintage. Colleziono oggetti strani, spesso dalla forma un po’ macabra e bizzarra, souvenir di dubbio gusto e vari ammennicoli che affollano casa mia sempre di più. Domenica scorsa ho preso per pochi euro un soprammobile incredibile: una mano disseccata custodita in una teca di legno abbastanza malandata. Ammetto che pensavo si trattasse di una riproduzione ma, a vederla bene, sembra proprio una mano vera. Secondo voi cosa potrebbe essere? Un feticcio? Un pegno alquanto eccentrico? Vi allego qualche foto per mostrarvi l’oggetto. Grazie in anticipo per l’aiuto!

Cara Ludovica, siamo noi a ringraziarti per averci reso partecipi del tuo a dir poco fortunoso ritrovamento; anche se spesso le storie del passato ci insegnano che la fortuna c’entra assai poco e oltre una densa cortina di nebbia si dipanano trame e storie assai fitte dove nulla è lasciato al caso. Evitiamo, come al solito, di divagare e cerchiamo di venire a capo della tua richiesta, sperando di fornirti una consulenza quanto più esaustiva e corretta.

Dopo vari riscontri fatti grazie alle tue foto e alle nostre copie del Petit Albert e del Compendium Maleficarum, possiamo affermare con sicurezza che quello che pensavi fosse un mero soprammobile in realtà è una Mano della Gloria, un artefatto dalla storia assai antica risalente fin all’antica Grecia. Sull’origine del termine – questione ancora dibattuta – risulta interessante l’interpretazione del filologo inglese Walter Skeat il quale, risalendo al francese main de gloire, ne ipotizza una corruzione linguistica dalla parola mandragore, ovvero la mandragola che si crede risplenda al buio come un lume.

La mano in questione – esclusivamente la sinistra secondo alcune fonti – doveva essere strappata a un soggetto condannato all’impiccagione ancora penzolante dalla forca in una via principale, venire avvolta in una stola funeraria e in seguito depositata dentro un recipiente contenente un trito di sale, salnitro, verdirame e peperoni. Dopo circa due settimane di riposo, la mano andava esposta al sole durante le giornate estive arroventate dalla canicola per permettere una perfetta essicazione o, in mancanza delle condizioni climatiche richieste, riposta dentro un forno insieme a felce e verbena.

Un’altra versione del procedimento, tratta da un testo del 1823, accompagna l’esposizione di una Mano della Gloria presso il Museo Whitby nel North Yorkshire; consiste nel mettere la mano del condannato in salamoia insieme a urina umana, canina ed equina per poi affumicarla per un mese, appenderla in seguito per tre notti a una quercia, e infine per una notte intera al portone sorvegliato di una chiesa.

A questo punto entra in gioco il secondo elemento fondamentale di questo artefatto, ossia la candela. Questa doveva essere composta dal grasso del medesimo condannato, insieme a cera vergine e sterco di cavallo o semi di sesamo – benché sulla presenza di questi ultimi non tutte le fonti sono concordi a causa di diverse interpretazioni lessicali. Un’altra fonte – riconducibile anche agli studi di Frazer, contenuti nella sua monumentale opera Il ramo d’oro – sostituisce il grasso del condannato a quello tratto dal dito di un neonato venuto alla luce già morto.

La candela veniva dunque posta tra le dita della mano, come se questa fungesse da vero e proprio porta candela e, una volta accesa, l’artefatto sprigionava tutto il suo potere. Esso consisteva nell’immobilizzare all’istante chiunque fosse sottoposto alla luce dell’oggetto; non a caso le fonti indicano questo artefatto come uno strumento assai ricercato dai ladri e dai rapinatori più astuti. Sempre grazie al prezioso tomo Petit Albert, siamo a conoscenza anche di una possibile difesa domestica da questo potere che consisterebbe nel cospargere i punti d’accesso con un unguento composto da fiele di gatto nero, grasso di gallina bianca e sangue di civetta.

Adesso sei a conoscenza di ciò che hai in possesso, pertanto il nostro dovere è stato compiuto. A te adesso – se deciderai di cimentarti – l’onere di creare una candela adatta e provare l’artefatto!

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