
Tra le infinite pagine divorate e gli incalcolabili fotogrammi ammirati, alcuni finiscono inevitabilmente col conquistare il granitico cuore delle gargolle e trovarvi rifugio. Quando lo trovano opportuno, esse non mancano di suggerire le opere che ritengono più meritevoli d’attenzione. Sono consigli a dir poco ponderati, partoriti nella penombra degli abbaini dove esse dimorano.
Antonio consiglia Parole nella polvere di Máirtín Ó Cadhain, edito da Lindau. In un piccolo cimitero del Connemara si svolge un dialogo incessante tra un gruppetto di morti che non si considerano tali, e anzi ciarlano come se non lo fossero.
Chissà se mi hanno sotterrata nel lotto da una sterlina o in quello da quindici scellini. O il diavolo li avrà convinti a buttarmi nel lotto da mezza ghinea, dopo tutte le mie raccomandazioni?
Cré na Cille (titolo originale) è rimasto a lungo inaccessibile al pubblico internazionale proprio a causa della lingua in cui fu scritto dall’autore: una variante dialettale dell’irlandese. A complicare la traduzione, infatti, sopraggiunge l’estrema particolarità dei dialoghi, nei quali il nome di chi parla non viene quasi mai menzionato e le singole voci sono distinguibili solo dalle espressioni ricorrenti dei parlanti.