
Le gargolle sono creature assai curiose e amano il confronto. All’interno della rubrica «Mi manda Gargolla» esse si fanno carico di rispondere a domande, dubbi esistenziali, richieste stravaganti, consigli e tutto ciò che una creatura di questo e di altri mondi si sentirà di chiedere. Cosa aspettarsi? Ovviamente delle risposte col cuore in mano, nel senso letterale del termine.
Care gargolle, tra un paio di mesi dovrò recarmi in Finlandia per motivi di studio e, secondo i miei piani, vi rimarrò per circa sei mesi. Sono un appassionato di antropologia, storia delle religioni e filosofia: conosco molto poco il patrimonio folkloristico locale e vorrei chiedervi una storia o mito bizzarro che, dal vostro punto di vista, merita assolutamente un approfondimento necessario!
Parlare di folklore e mitologia è un compito che assolviamo sempre con grande entusiasmo, nella speranza di invogliare i nostri seguaci a leggere, documentarsi e scoprire i lati curiosi e insoliti delle usanze umane (e spesso non solo umane). Il patrimonio culturale finlandese è assai pregno di mitologia e ricco di un vastissimo pantheon riconducibile sicuramente alla tradizione norrena con tutti i suoi tipici elementi mitologico-religiosi e famose creature fantastiche. Dopo aver discusso diverse notti e consultato vari almanacchi prima di trovare una risposta che ci soddisfacesse, abbiamo concordato su una tradizione che sicuramente soddisferà la tua richiesta.
Durante il tuo soggiorno finlandese ti consigliamo di trovare, se avrai fortuna, le cosiddette frog coffin, ovvero le bare delle rane. La tradizione locale — trasmessa oralmente fino al diciottesimo secolo — includeva questa curiosa pratica di costruire delle bare, lunghe una decina di centimetri, in cui riporre le rane prive di vita e poi seppellirle in nicchie occultate all’interno delle chiese, per fini magici e propiziatori. Questo rituale puntava a ottenere un fato propizio cercando di scucire un po’ della fortuna dei pescatori; non a caso spesso in queste sepolture venivano aggiunti pezzi di rete o bambole fatte con i legni usati per le imbarcazioni.
I primi ritrovamenti di questi manufatti risalgono alla fine del diciannovesimo secolo, nello specifico durante alcuni lavori di ristrutturazioni di chiese e cattedrali soprattutto nella parte occidentale del paese. Con grande sorpresa della stampa locale dell’epoca, alcuni di questi oggetti sembravano essere di recente fattura e collocazione, a testimonianza di una consuetudine viva e praticata ancora al tempo.
La gran parte dei grimori e dei testi magici concorda nel collocare questa pratica come azione propiziatoria e di buon augurio e contrattacco nel caso di influenze negative ricevute. Non mancano anche i riferimenti curativi: si credeva infatti che seppellire insieme alla rana frammenti di vestiario di un malato di epilessia potesse essere una via per ottenere la guarigione. Su questo particolare aspetto una testimonianza riporta che si era soliti portare il malato, totalmente denudato, sulla soglia di un’abitazione che era stata spostata tre volte. Una volta sul posto avrebbe ricevuto getti di acqua fredda e subito dopo, nella foresta, si sarebbe compiuto il rituale dell’uccisione della rana. Costruita la bara e aggiunto il tessuto del suo indumento, l’artefatto veniva collocato in una insenatura delle fondamenta della chiesa. Tuttavia, in questo caso, il rituale non terminava qui e prevedeva che il malato trafugasse un cadavere sepolto da poco e ne prendesse il posto all’interno della fossa rigirandosi in essa in senso orario e poi antiorario, mentre l’officiante invocava l’aiuto degli spiriti dei defunti.
Secondo alcune fonti odierne, la pratica delle bare delle rane è viva ancora oggi nonostante la religione cristiana abbia allontanato la popolazione da certe pratiche popolari: tuttavia chi si affida a questo rituale continua a scegliere luoghi come chiese e cimiteri per la sepoltura di questi manufatti in quanto mete dove gli spiriti dei trapassati sono molto presenti e potenti.