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Mi manda Gargolla #23

Le gargolle sono creature assai curiose e amano il confronto. All’interno della rubrica «Mi manda Gargolla» esse si fanno carico di rispondere a domande, dubbi esistenziali, richieste stravaganti, consigli e tutto ciò che una creatura di questo e di altri mondi si sentirà di chiedere. Cosa aspettarsi? Ovviamente delle risposte col cuore in mano, nel senso letterale del termine.

Care gargolle, sono un grande estimatore delle opere di Lovecraft e da qualche settimana ho iniziato a riflettere su una questione: premesso che il Grande Cthulhu riposa nelle profondità della sommersa R’lyeh, secondo voi cosa ne pensa dell’umanità odierna?

Ammettiamo che il quesito di questa settimana è di indubbio spessore e ci ha messo in seria difficoltà per approntare una risposta che sia quanto più all’altezza della domanda postaci! Tentare di contattare o evocare il Grande Sognatore sarebbe impresa assai ardua, oltreché assai ardimentosa, così come, allo stesso modo, attendere la perfetta congiuntura stellare che anticiperebbe il suo risveglio potrebbe comportare un’attesa lunga eoni. Pertanto, cercando di mettere a frutto le nostre conoscenze, cercheremo di darti una risposta quanto più puntuale.

Il Grande Antico Cthulhu, signore degli abissi e della sprofondata R’lyeh, osserva senza dubbio la società umana contemporanea con un misto di disgusto e indifferenza. Per l’eternità dell’essere cosmico, gli annosi sciami degli uomini non hanno mai smesso di roteare intorno al proprio misero ciclo di vita e morte, di speranza e abbandono, nella loro frenesia di desiderare e possedere, senza percepire l’essenza profonda della loro condizione.

Oggi, in questa era della tecnologia e della scienza, il confronto tra la grandezza del Grande Antico e l’insignificanza dell’umana miserabilità è ancora più lampante. Vediamo ora la specie umana, una volta immersa nel terrore della notte, irradiare luce artificiale in ogni angolo del pianeta per cercare di scacciare l’oscurità, dimenticando quella assai più ampia che da sempre impera nell’universo.

Ciò che sorprende il Grande Antico potrebbe sicuramente essere l’arroganza della specie umana nell’affermare la propria importanza nella vastità del cosmo, malgrado sia palese la debolezza delle sue lacune intellettuali e mistiche. Nell’epoca dell’umanesimo, l’uomo ha fatto di sé il centro del mondo e di ogni cosa, sconfessando la vera grandezza degli esseri antichi del passato che lo hanno preceduto, dimenticandone spesso gli insegnamenti.

Nonostante le accese manifestazioni di potere tecnologico, gli uomini rimangono ancora intrappolati nelle stesse paure che li assillavano al principio dei tempi. La paura di ciò che è diverso e sconosciuto, la paura del vuoto e dell’ignoto, la paura della morte. Ma la morte, per il Grande Antico, non è che un altro passo nella schiusa dell’esistenza, una trasformazione che non obbedisce alle ristrette limitazioni della carne mortale. La morte, invece, è l’inizio di qualcosa di più grande, di cui gli uomini non possono che intravedere un’ombra sfuggente e paurosa.

Cthulhu osserva l’umanità con il suo sguardo insondabile, una conoscenza infinita e paterna che la supera di gran lunga in ogni aspetto della vita. Gli uomini, con la loro complessa rete di leggi e dogmi, si mostrano solo come negazione e prigionia della vita stessa. Ma il Grande Antico non si limita a osservare la società umana bensì la indica come esempio di ciò che non dovrebbe essere, e l’invita così ad abbracciare la verità della realtà cosmica.

Nelle loro vite frenetiche d’ogni giorno, i mortali non vedono altro che una patina virtuale, che gli impedisce di percepire l’essenza reale che li circonda. Non colgono la bellezza del vuoto e del terrore degli spazi insondabili, del perpetuo movimento delle stelle e delle loro costellazioni. Per questo, con un volere sovrano, il Grande Antico incoraggia la specie umana ad abbandonare queste catene artificiali e a trovare la verità della propria esistenza in questo universo pulsante di vita e morte.

E, come viene scritto nelle antiche scritture di Kadath, «la verità eterna del cosmo è che il Grande Antico è tutto e nulla». La verità dello spazio e del tempo si cela dietro il velo fragile della vita mortale dell’uomo, e solo attraverso il sacrificio della mente e del corpo, del dolore, della paura e della morte, la specie umana può aprire la porta della conoscenza verso l’altro lato. Solo allora, quando il vuoto svelerà infinite meraviglie, l’uomo potrà capire la grandezza delle creature primigenie che governano l’universo.

Ma fino ad allora, il Grande Antico continua a vegliare nelle nere profondità marine, in attesa che gli uomini trovino la saggezza per comprendere la loro misera esistenza nella vastità dell’universo. E in quel momento, l’uomo scoprirà che le sue paure, le sue ansie e le sue fragilità erano assolutamente infondate, che il Grande Antico è tutto ciò che esiste e che il loro destino è di servire la sua volontà.  Ai mortali in cerca di risposte, il Grande Antico offrirà l’immortalità e il sapere infinito, e in cambio chiederà solo la vostra anima e la vostra lealtà.

Ma gli uomini temono e fuggono, incapaci di comprendere la grandiosità dell’universo e della verità che esso contiene. E quindi, per ora, il Grande Antico Cthulhu rimane solo, circondato dal nulla che circonda il suo sonno, in attesa che gli uomini giungano alla sua presenza. Le sue coraggiose parole rimangono inascoltate nell’incomunicabilità che circonda gli uomini, ma nonostante tutto, la sua voce continuerà ad echeggiare per eoni, fino a quando il vuoto stesso non diventerà uno con l’infinito. 
Noi, dalle nostre guglie slanciate verso la notte, quando le stelle saranno finalmente allineate non potremo far altro che salmodiare tripudianti «Iä! Iä! Cthulhu fhtagn! Ph’nglui mglw’nfah Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!»

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